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Proseguono le iniziative del governo finalizzate alla limitazione del diritto dei cittadini di accedere alla Giustizia

 

Vi proponiamo il comunicato stampa 15.6.2012 dell’OUA sulle allarmanti notizie legate al c.d. ” decreto sviluppo”

 

COMUNICATO STAMPA

DECRETO SVILUPPO, OUA: NO A INTERVENTI SULLA GIUSTIZIA CIVILE CHE DANNEGGIANO I CITTADINI E LE IMPRESE

DE TILLA, OUA: “SE CONFERMATE LE INDISCREZIONI APPARSE SUI MEDIA, ASSISTEREMO ALL’ENNESIMO ATTACCO AI DIRITTI DEI CITTADINI. INUTILE, INADEGUATO E DANNOSO L’INTERVENTO SULLE LIMITAZIONI ALLA IMPUGNAZIONE DAVANTI AL GIUDICE DI APPELLO E ALLA CORTE DI CASSAZIONE. GRAVE E CONTRO LE INDICAZIONI EUROPEE IL PROVVEDIMENTO CHE RIDUCE IL RISARCIMENTO PER I CITTADINI VITTIME DI PROCESSI TROPPO LUNGHI”

L’Organismo Unitario dell’Avvocatura, riunito in assemblea il 15 giugno 2012, con un deliberato ha espresso forte preoccupazione rispetto alle anticipazioni apparse sulla stampa sui contenuti del cosiddetto “Decreto Sviluppo” e sui possibili interventi relativi al processo civile: sul depotenziamento della legge Pinto e sulla previsione di un più rigido, arbitrario e ingiusto meccanismo di impugnazione.
Per il presidente dell’Oua, Maurizio de Tilla, «assistiamo a un ennesimo e grave tentativo da parte del Governo tecnico, di riformare a costo zero e in modo disorganico il processo civile. E non è difficile pronosticare che anche in questo caso assisteremo all’ennesimo fallimento a danno dei cittadini e delle imprese».
«Due le direttrici imposte dall’Esecutivo – spiega il presidente Oua – da un lato un ulteriore intervento sulle impugnazioni, con la previsione di un “filtro” di probabile accoglimento in appello e la sostanziale eliminazione della possibilità di ricorrere in cassazione per vizio di motivazione (ex art. 360 comma primo n. 5 c.p.c..), dall’altro la riduzione delle ipotesi di risarcibilità dei danni da irragionevole durata del processo (legge Pinto), oltre che dell’entità dei risarcimenti. Innanzitutto vogliamo fare una considerazione a monte: le norme processuali non possono essere costantemente e ripetutamente stravolte, senza un’ottica di insieme, per mere ragioni economiche e omettendo un fattore importante: la giustizia è un diritto primario del cittadino, costituzionalmente riconosciuto, e che le riforme, soprattutto in un settore che gli economisti ritengono così determinante e strategico per lo Sviluppo del Paese, non possono essere eseguite a costo zero, ovvero addirittura con continue riduzioni di risorse economiche ed umane, ma richiederebbero cospicui investimenti».
«È inaccettabile – sottolinea – deflazionare il contenzioso, comprimendo drasticamente il diritto del cittadino a vedere tutelate le proprie ragioni davanti ad un giudice. Ed è grave che ciò avvenga nella delicata fase dell’impugnazione, con la previsione di un complesso meccanismo che, lungi dall’accelerare il giudizio di secondo grado, potrebbe impegnare la maggior parte dei magistrati di secondo grado nell’esecuzione di questa preliminare diagnosi sulla possibilità di accoglimento dell’impugnazione (svincolata da ogni criterio logico e controllo), piuttosto che nel loro istituzionale compito di decidere le cause e motivare i provvedimenti. Ugualmente negativa è la valutazione sull’ipotizzato snaturamento della legge Pinto, infatti sovvertendo i principi affermati dalla Corte di Giustizia Europea si ridurrebbero le somme da destinare al risarcimento dei danni da ingiustificata durata dei processi, con il rischio che tutto ciò si traduca in aumento delle condanne pronunciate dalla medesima Corte in danno dello Stato Italiano e, quindi, con un totale aggravio dei costi a carico della collettività».
«Eppure – rileva il presidente Oua – il compito del governo di uno stato liberale è quello di risolvere il problema dell’inadeguata risposta alla domanda di giustizia, che proviene dai suoi cittadini e dalle sue imprese, fornendo adeguati mezzi ed uomini alla macchina della giustizia e non certamente quello di comprimere la possibilità, ovvero, peggio, di renderla oltremodo onerosa, di formulare quella domanda».
«Ancora più grave – aggiunge – è l’ennesimo ricorso al decreto legge su questa materia delicata e complessa, pur in totale assenza degli indispensabili requisiti di urgenza ed al solo scopo di soffocare il dibattitto parlamentare, che appare essenziale in materie così rilevanti per i diritti dei cittadini, e senza il necessario confronto con l’Avvocatura e la Magistratura, che quelle norme sono chiamate ad applicare quotidianamente».
«L’Organismo Unitario dell’Avvocatura – conclude de Tilla – invita il Governo a correggere nettamente questa impostazione fallimentare e inadeguata per intervenire su uno dei grandi assett del Paese, qual è il sistema-giustizia, e a prendere, invece, seriamente in considerazione le proposte di razionalizzazione e modernizzazione della macchina giudiziaria formulate dall’avvocatura nel Congresso Straordinario di Milano dello scorso Marzo, con l’approvazione ad ampia maggioranza delle mozioni anche in tema di giustizia civile (e di adr, la risoluzione alternativa dei conflitti). Altrimenti saremo chiamati ancora una volta a protestare con forza per tutelare i diritti dei cittadini e delle imprese»

Roma, 15 giugno 2012

 

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